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Pubblicata da pochi giorni la terza edizione dell’Osservatorio sul giornalismo condotta dall’AgCom.
L’Osservatorio sul Giornalismo
L’Osservatorio è un’iniziativa promossa nel 2014 dall’Autorità Garante per analizzare i cambiamenti che coinvolgono il “prodotto” informativo dal punto di vista del consumo, dei modelli di business e dell’offerta.
Nel 2017, viene pubblicata la seconda edizione approfondendo il tema a livello di filiera, caratteristiche della domanda e dell’offerta a fronte delle seguenti indagini delibere:
- Informazione e Internet in Italia. Modelli di business, consumi, professioni, pubblicata con delibera n. 146/15/CONS
- Il consumo di informazione e la comunicazione politica in campagna elettorale
- Indagine conoscitiva sul settore dei servizi Internet e della pubblicità online, delibera n. 19/14/CONS
- Informazione locale, pubblicata con delibera n. 310/16/CONS
- Piattaforme digitali e sistema dell’informazione, pubblicata con delibera n. 309/16/CONS
Per la seconda edizione dell’Osservatorio sul giornalismo venne utilizzato un questionario anonimo che a fronte di 2.439 risposte ricevute, 1.896 furono ritenute complete, e quindi utilizzabili per l’analisi.
Il secondo report riporta dati sulla professione giornalistica in Italia, analizzando il profilo socio–demografico dei giornalisti analizzando diversi aspetti quali la condizione professionale, l’evoluzione della professione e le competenze digital.
La professione alla prova dell’emergenza Covid-19
Elementi che si ritrovano nell’ultimo Osservatorio, il terzo, con particolare attenzione rivolta alla professione del giornalista durante la pandemia da Covid-19.
Dal rapporto emerge che il 73% dei giornalisti ha riscontrato casi di disinformazione su fonti online non tradizionali come social network, motori di ricerca e sistemi di messaggistica.
Il rapporto ha, per forza di cose, puntato i riflettori sulla figura del giornalista durante la fase pandemica. Sul tipo di fonti utilizzate e della generalizzata difficoltà delle redazioni a misurarsi tecnicamente con linguaggi e specifiche esigenze dell’informazione di carattere medico-scientifico. Di fatto, come riportato dal comunicato stampa AgCom, giornalisti e redazioni hanno “delegato” di fatto a istituzioni ed esperti il compito di informare direttamente i cittadini. Certificando autorevolezza e qualità dell’informazione in materia.
Dati sconcertanti relativi alla conoscenza delle lingue straniere. Il rapporto, di fatti, vede solo il 50,2% con almeno un livello B2 della lingua inglese. Il 4% ha dichiarato di conoscere l’arabo, il 2% il russo, l’1,5% il cinese, l’1% il portoghese.
Probabilmente anche a causa del gap linguistico, quindi reperimento di fonti alternative da paesi esteri, si è scelto di affidarsi a a istituzioni ed esperti il compito di informare direttamente i cittadini.
Del resto, sempre secondo il rapporto AgCom, la professione sta “invecchiando”. Il giornalismo italiano, riporta l’ultimo Osservatorio sul giornalismo, è passato dall’essere una professione sostanzialmente giovane nei primi anni 2000, in cui oltre la metà dei giornalisti aveva meno di quarant’anni, a un’attività svolta da personale più maturo, in cui due quinti (40%) ha più di cinquant’anni e più di due terzi (70%) ha più di quarant’anni.
Fonti: