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Come qualche lettore di Webcaster ricorderà, nel mese di aprile scorso si verificarono diversi problemi all’indice del motore di ricerca più utilizzato al mondo.
Google intervenne immediatamente. Ma a distanza di qualche mese dall’evento, la stessa azienda ha rilasciato un report che spiega come ha mitigato l’incidente e come utilizzerà questo episodio per migliorare la gestione degli eventi futuri.
Il fatto
Google utilizza diversi data-center collocati in altrettante aree del globo per poter restituire più velocemente i risultati ai suoi utenti quando effettuano una ricerca. Questa operazione genera quella che in gergo è conosciuta come SERP, Search Engine Result Page. Ovvero la pagina dei risultati del motore.
Il vantaggio di restituire risultati velocemente fa percepire agli utenti un servizio di qualità aumentando così il valore dell’esperienza utente.
Quando vengono apportate modifiche all’indice, le stesse vengono poi riflesse nel resto dei data center per fare in modo di servire risultati sempre più recenti. Queste operazioni richiedono diverse tempistiche e dipendono anche dal tipo di prodotto o servizio. Per alcune attività, ad esempio, i tempi possono richiedere anche diversi giorni.
Nell’ambito di queste operazioni di aggiornamento, nella giornata di venerdì 5 aprile scorso, Google dichiara che un piccolo numero di documenti è stato accidentalmente eliminato dall’indice.
Fortunatamente questi data-center operano ventiquattro ore al giorno per sette giorni su sette. Google, quindi, una volta venuta a conoscenza dell’accaduto, ha potuto ripristinare l’ultima copia di backup mitigando immediatamente l’accaduto.
Nella giornata del 7 aprile, attraverso l’account ufficiale, Google rilascia un tweet in cui informa la comunità di essere a conoscenza dell’avvenimento. Seguono altri due tweet di aggiornamento nella giornata dell’8 aprile e del 9 aprile. Nell’ultimo tweet dell’11 aprile, invece, viene comunicata la fine delle operazioni e il ripristino dell’indice.
I riflessi all’interno della Search Console
Come sappiamo, la Search Console è un insieme di strumenti precedentemente noti come Strumenti per i Webmaster. Tramite la verifica della proprietà di un sito all’interno della Search Console, è possibile monitorarne le prestazioni, i posizionamenti, le pagine presenti nell’indice, etc.
Poiché la Search Console utilizza anche dati dell’indice Google, la diretta conseguenza dei problemi verificatisi nei primi giorni di aprile fu quella di coinvolgere anche gli ex Strumenti per i Webmaster.
Infatti, il database utilizzato dalla Search Console è realizzato in parte utilizzando informazioni provenienti dall’indice di ricerca. I principali dati compromessi a seguito dell’incidente, sono stati quelli relativi alla Copertura dell’indice e i report dei Dati Strutturati.
Anche in questo caso, Twitter è stato il canale preferito per comunicare tempestivamente ogni tipo di attività finalizzato ad informare e aggiornare tutta la community. Il 30 aprile, l’ultimo tweet pubblicato per comunicare il completo rientro del problema.
I canali di comunicazione
Sin dalla scoperta del problema, avvenuta durante il weekend grazie al tam tam della rete, la “scena” social è stata la principale protagonista.
Ma Google non si è limitata, come abbiamo visto, ad utilizzare Twitter come canale di comunicazione. Venne immediatamente aggiornata anche la pagina dedicata alle anomalie note, Data anomalies in Search Console.
Il motore sembra essere fiero di come ha gestito l’evento e in occasione di un altro incidente avvenuto il 22 maggio, ha agito come dichiarato attraverso il report:
- Problema riscontrato il 22 maggio intorno alle 5:30 ora della California;
- Primo tweet sulla gestione del problema in corso il 22 maggio intorno alle 06:40 ora della California;
- Tweet sulla risoluzione il 22 maggio intorno alle 22:00 ora della California;
- Aggiornamento della pagina dedicata alle anomalie note all’interno della Search Console.
Quali conclusioni?
Indubbiamente il motore ha agito in maniera tempestiva sia nella risoluzione dei problemi oltre che comunicare il più possibile quanto si stesse prodigando per risolverli.
Google, come sappiamo è il motore di ricerca più utilizzato al mondo e questo primato non lo mette al riparo da quello che in altri settori verrebbe definito come rischio reputazionale.
L’idea, quindi, che il motore possa essersi effettivamente “rotto”, potrebbe diventare il cigno nero. Uccello acquatico che sarebbe meglio non far volare soprattutto all’interno di qualche Sala Borsa.